canenero

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1993, sembrano passati secoli. Nel 1993 ancora il fenomeno del grunge non era esploso, Laura Pausini era ancora una sconosciuta, Rob Halford aveva appena lasciato i Judas Priest e Bruce Dickinson aveva fatto lo stesso con gli Iron Maiden. Nel 1993 morì Criss Oliva in un incidente stradale, ed Euronymous dei Mayhem veniva ucciso da Varg Vikerness, aka Burzum… e nel 1993 i Guns’n Roses dividevano le proprie vie. Mentre il cantante Axl rimaneva nel gruppo che aveva fondato e iniziava il lavoro non ancora concluso per l’album Chinese Democracy (che probabilmente uscirà quando in Cina arriverà davvero la democrazia), il talentuoso chitarrista Slash reclutava una nuova band e fondava gli Slash’s Snakepit, autori in seguito di duo ottimi lavori di hard rock stradaiolo… Ain’t Life Grand è appunto il titolo del loro secondo e ultimo album, pubblicato nel 2000.

Mentre col primo It’s Five o Clock Somewhere gli Snakepit seguivano la strada di una infuocata jam blues-rock, con il successore Slash recluta un gruppo totalmente nuovo, nel quale spicca il frontman Rod Jackson, e passa a uno stile più mainstream, dove i Guns’n Roses incontrano gli Aerosmith. Il risultato sono dodici buone canzoni anche molto diverse tra loro, con qualche caduta di tono nel songwriting ma anche con qualche piccola chicca che avrebbe meritato maggior successo.

Tra i brani, vanno citati la bella ed energica opener “Been There Lately”, subito uno dei brani migliori, con un ritornello che ti entra in testa e la voce di Jackson che si fa subito apprezzare, “Shine”, molto apprezzabile anche come singolo, il bel lento “Back to the Moment”, “Life’s Sweet Drug”, “Mean Bone” e soprattutto la titletrack, un ottimo blues rock con l’inserimento anche di fiati nel motivo portante, che sembra uscire diretta dal repertorio degli Stones. E se “Serial Killer”, “Speed Parade” e “The Alien” non colpiscono più di tanto, è difficile non apprezzare la straordinaria coerenza e il talento di un musicista come Slash, che senza troppe chiacchiere o pubblicità ha saputo tirar fuori un ennesimo buon disco che magari non sarà mai ricordato come capolavoro, ma che dimostra come il mio genere preferito sappia essere ancora vitale e trascinante… anche senza inventare o innovare niente.

Ascoltatelo!

Tecnica : 8**

Originalità** : 6**

Apprezzamento Personale (A.P.)** : 8.5**

Voto complessivo** : 7.5