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[]2Autore: Gianrico Carofiglio

Editore: Rizzoli

Genere: Saggistica

Titolo: La manomissione delle parole

Anno: 2010

_“Noi facciamo a pezzi le parole (le manomettiamo, nel senso di alterarle, violarle) e poi le rimontiamo (le manomettiamo nel senso di liberarle dai vincoli delle convenzioni verbali e dei non significati).

Solo dopo la manomissione, possiamo usare le nostre parole per raccontare storie.”_

Recita così La manomissione delle parole: Appunti per un seminario della scrittura.

L’avvocato Guerrieri si ritrova tra le mani questo libercolo curiosando nell’alternativa “Osteria del caffelatte”, una libreria barese aperta dalle 22 alle 6 del mattino. Un libro nel libro (Ragionevoli Dubbi, Sellerio 2006, penultimo episodio della saga che ha come protagonista proprio Guido Guerrieri ) che in realtà non esisteva fino a quando, dietro le continue richieste da parte dei suoi lettori, Gianrico Carofiglio ha deciso di scrivere sul serio quest’opera, dando vita a quello che doveva essere un semplice esempio di metaletteratura.

Così è nato un saggio che indaga il significato profondo delle parole, spaziando dalla filologia alla letteratura, dalla psicologia alla legge, argomento principe nella produzione letteraria del magistrato Carofiglio.

Le parole non sono astratta teoria: le parole sono atti (cfr. Grice, Wittgenstein, Austin) che possono cambiare la vita. Di parole si alimentano i processi giuridici, la politica e i poteri esecutivo, giudiziario ed esecutivo. Sulle parole si fondono lo Stato e la Giustizia. Ma le parole animano anche la vita, intima e personale, del singolo cittadino.

Tanti esempi e citazioni – come vuole il genere del saggio – arricchiscono l’ultimo lavoro di Carofiglio. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo di Victor Klemperer è uno dei testi più significativi: le parole sono strumenti “tossici” del potere, delle vere e proprie “dosi di arsenico” pronte a mietere vittime tra chi presta orecchio al locutore-dittatore. È per questo che è necessario combattere l’impoverimento delle parole, incrementare la vitalità della lingua, aumentarne la varietà.

Si spazia poi da un più remoto Tucidide a un più contemporaneo Bobbio, passando con nonchalance dagli articoli della nostra Costituzione alle strofe di Redemption song di Bob Marley.

Continui i riferimenti allo stato politico in cui versa attualmente l’Italia. Citare il premier italiano è ormai come sparare sulla Croce Bianca. Dei personaggi vuoti non si dovrebbe neanche più parlare. Perché sprecare parole sul nulla? Forse è questa la pecca di un saggio che si presenta come analisi a tutto tondo sulla “parola” e si dilunga spesso, troppo spesso, in retorici discorsi demagogici.

Questa “antologia anarchica”, come l’ha definita lo stesso Carofiglio, si spacca solo in apparenza in tre parti: un’introduzione più generale e “generalista”, un’analisi nel dettaglio di parole usurpate da riscattare (vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta) e Le parole del diritto, rielaborazione di un dialogo tra l’autore e Gaetano Savatteri al Festival del Diritto di Piacenza nel 2008. In realtà, il filo conduttore è un’evidente rabbia nei confronti del governo attuale. Sentimento condivisibilissimo, ma perché non dare alle parole un più ampio respiro?

In fondo, Carofiglio stesso manomette le parole, dando a queste il giusto spazio solo nel titolo e in alcuni capitoli, comunque estremamente acuti e piacevoli.

Pertinenza con la materia: 7

Capacità di Comunicazione: 8

A.P. : 6

Voto Complessivo: 7