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Autore: Patrick Lapeyre

Traduttore: Marcella Uberti-Bona

Editore: GUANDA, Narratori della Fenice

Genere: Romanzo

Titolo originale: La vie est brève et le désir sans fin

Anno: 2011

Mi lascio convincere dalle convenzioni. Di fronte ai milioni di libri schierati davanti a me in libreria che gridano “Comprami, scegli me!”, mi fiondo su La vita è breve e il desiderio infinito di Patrick Lapeyre. È un’etichetta gialla, quasi fluorescente, ad ingannarmi: “Prix Femina 2010”. Se un volume scritto da un uomo vince il premio per la letteratura femminile più importante di Francia, qualcosa di buono deve esserci.

Ed effettivamente l’opera di Lapeyre è scorrevole, scritta in maniera piuttosto gradevole, ma non è nulla di così vicino alla definizione di capolavoro. Manca della capacità di far immedesimare il lettore nei protagonisti: questo è il suo difetto più grande. I due personaggi maschili, il peter-pan-parigino Blériot e il banale americano Murphy, sono privi di verve, senza un guizzo di vita che li renda affascinanti. E Nora, la protagonista femminile, è dipinta come una prostituta dei sentimenti, una non-donna e non-ragazza che non si merita neanche di essere descritta con minuzia dal narratore.

Tra Londra e Parigi si consuma un triangolo amoroso il cui vertice è rappresentato proprio da Nora che Lapeyre trasforma in una sorta di antagonista, di figura malvagia volta alla distruzione dell’amore, per sé e per gli altri. Con misoginia, lo scrittore esalta le debolezze dei suoi personaggi maschili, in particolare di Blériot, lasciando ai margini Nora e la sua fragilità.

La vita è breve e il desiderio infinito manca in effetti di profondità. Anche, e soprattutto, quando offre una prospettiva di lettura interessante (forse l’unico tratto dignitoso del libro, insieme alla scrittura semplice e spontanea): esistono davvero questi personaggi? Esistono i mille mondi creati dalla letteratura? Ciò che è scritto è meno reale di ciò che accade? E in realtà lo scrivere non è un far accadere?

Alla fine della lettura ti ritrovi con un solo messaggio lasciato dalle mille parole di Lapeyre. In fondo i premi letterari, la critica, le recensioni (anche le nostre, qui su WSM) sono frutto della sola soggettività. L’arte non può essere amata univocamente. Non è il risultato fisso e fermo di un’equazione algebrica. Se mescoli il giallo delle parole con il blu dei sentimenti, non è detto che tu ottenga necessariamente il colore verde.

Magari a voi questo libro piacerà…

Storia: 5

Character: 5

Apprezzamento personale: 4

Voto Complessivo: 5