Essendo io un forte amante dei Savatage, che per me hanno una musica troppo particolare e bella, non ho potuto tirarmi indietro dall’ascoltare il prodotto fatto da Jon Oliva, “capo” dei Savatage, che si è fatto un “gruppo a pennello” per le proprie creazioni, dicendo che “i savatage richiedono molto più impegno per produrre un’album”.
Per le prime sono rimasto piacevolmente sopreso, le prime canzoni sono veramente notevoli, pieno di quel pathos che la musica dei Savatage sa dare, insomma, pensavo Jon fosse riuscito a fare proprio centro.
Purtroppo mi sbagliato, mentre si continua a sentire il cd si viene inevitabilmente pervasi dal senso del “ripetuto”, nonostante quasi tutte le canzoni siano piacevoli, non c’è niente che “superi il resto”, tranne forse la track d’apertura.
Quando uno finisce il cd non riesce proprio a capire se sia bene o male.
Siamo lontani anni luce dalla bellezza di “Dead winter Dead” dei Savatage o di “Gutter ballet” dello stesso gruppo, è la musicalità che “non è più come prima”. A tratti sembra di risentire quella bellezza, quella musica imponente e cupa a tratti, dolce e luminosa per altri.
Ma poi, nella track successiva si viene puntualmente delusi.
Insomma, un album con alti e bassi, piacevole, ma tra questo e un lavoro dei Savatage
ci corre.
Tecnica : S.V.
Originalità : 6
A.P. : 6
Voto Complessivo : 6
Andrea (sdl)
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