Andrea (sdl)

4 minute read

Malta

Commentare Malta non è facile. Soprattutto se l’hai vista solo per 3 notti e 4 giorni.Anche se è una piccola isola il tempo a disposizione non è sufficiente per esprimere una considerazione definitiva, ma di sicuro consente di tracciare un piccolo schizzo, un’improvvisazione di ciò che malta può essere o rappresentare.

Malta, e lo dico per i meno informati, è tra le locazioni con la maggiore densità di popolazione al mondo. 400mila abitanti sulla punta di un unghia circondata dal mare.

Dall’alto, di notte, si vede come la concentrazione delle case sia solo in alcuni punti dell’isola, mentre il resto è vuoto. Nulla. Verde.

Uno scende dall’aereo e si aspetta grattacieli epocali, o comunque un barlume di evoluzione urbanistica verso l’alto.

Invece no. Facendo un paragone con il mondo dell’informatica Malta rappresenta un file compresso. Invece di cercare spazio altrove hanno ben pensato di comprimere il precedente.

E’ per questo che alcune città dell’isola hanno un inquinamento fuori dalla norma, e sicuramente fuori da quanto uno potrebbe aspettarsi da un’isola.

Ma Malta non è solo questo. Malta è uno squarcio tra epoche e parole. Detto così saprebbe pure di romantico, ed in fondo un filo di miele nella storia ci sarebbe, ma forse non basta a rendere meno amare altre verità.

Malta è anzitutto mischia. Intesa come mescolanza di elementi. A partire dalla lingua, una donna figlia di troppe madri. Così che quando senti parlare il maltese ci senti l’italiano, il tedesco, il francese, l’inglese. E alla fine non ci capisci nulla uguale anche se come assonanza ricorda qualche dialetto del sud italia. Per fortuna che la seconda lingua ufficiale è l’inglese, che un pò aiuta.

Ma non è quella l’unica cosa che viene evocata. I paesaggi cittatini sono figli di arabi e pugliesi. Ci vedi la bianca ostuni e le bianche città di altri lidi. Eppure quando ci passi dentro trovi tutt’altro. Trovi l’economia, le pubblicità dietetiche (unica grande importazione americana : l’obesità), trovi la mescolanza etnica ma quella tel’aspettavi.

Ma più che questo trovi il contrasto. Un contrasto eterogeneo che non armonizza.

Come una costruzione avveniristica che si staglia sopra case abbandonate o in decadimento.

Alle volte, quando svolti un angolo di strada ti trovi davante case con design avanzato, altre invece sono sempre le solite case pronte a cadere, memoria di un passato oramai lontano.

E questa evidente dissonanza la si trova ovunque : nei bus, alcuni usciti freschi dagli anni 60, altri moderni (ma tutti con l’obbligo della “Porta aperta“. Ovvero di tenere la porta aperta dell’autobus durante il viaggio).

O ancora il divertimento. Quello l’hanno rinchiuso in un quartiere : Paceville. A metà tra superman e ghandi il nome, a metà tra il tutto e il niente, il fatto. Un quartiere per un isola intera il sabato si riempie di tutto e di tutti. Le folle accalcate, le ragazze svestite (il clima fa da padrone, non dimentichiamolo), la polizia a circoscrivere quel rumore assordante di voglia desiderio fuga.

Poi svolti nuovamente l’angolo ed il rumore pare meno forte, guardi di fronte a te e vedi una strada vuota.

Torni indietro e sei di nuovo in quel casino assordante.

Ti rigiri e nulla. Come nel miglior trucco di magia non c’è inganno. E’ davvero così.

Così come le chiese chiuse di domenica o dopo mezzogiorno, nell’isola più vicina al cristianesimo.

Come la strada principale della capitale deserta la domenica pomeriggio.

Come le persone rinchiuse a guardare il panorama in auto. Tutte in fila, come le formiche, a portarsi il loro tempo sulle spalle e guardarlo morire sulle scogliere.

E appena esci un pò da questi ammassi di vita morte e miracoli di petrolio uno trova paesaggi da nuovo mondo. Immacolate distese di verde pronte solo ad essere amate.

Questa è Malta. Il contrasto. Teso a metà tra la lama dei cavalieri e quella dei turisti.

E alla fine quando ti accorgi di allontanarti dall’isola ti rendi conto che non ti sei sentito troppo straniero, non ti sei sentito all’estero e neanche troppo lontano da casa. Così in te non rimane quella strana sensazione di scoperta che accompagna ogni viaggio.

Rimane forse un contrasto, l’ultimo.

Tra quello che ti aspettavi, e tra quello che hai trovato.

Andrea (sdl)

( Questo articolo appartiene a “Spirti di Luce” )