Titolo: Cloverfield
Genere: Azione/Fantascienza/Thriller
Anno: 2008
Regia: Matt Reeves, J.J. Abrams
Produzione Cinematografica: Bad Robot
Distribuzione: UIP
Assieme ad “Io sono Leggenda” era forse il titolo cinematografico più atteso della stagione.
Ciò che rendeva snervante questa attesa, con tutta probabilità, era il fitto alone di mistero che il film si portava dietro da tempo.
Da molti mesi a questa parte, infatti, i creatori J.J. Abrams e Matt Reeves (le menti presenti anche dietro al telefilm Lost) erano alle prese con una campagna pubblicitaria fatta di mezze verità e notizie celate, in cui si faceva trasparire ben poco del vero contenuto di Cloverfield al fine di aumentare la curiosità collettiva.
Ora che abbiamo finalmente avuto modo di vedere e di gustarci la pellicola…beh, quest’alone di mistero, in effetti, ancora un po’ ci sovrasta.
E’ una tranquilla serata newyorkese, fatta di risate con gli amici e situazioni affini.
Il protagonista del film, Robert, partecipa ad un’allegra festa a sorpresa/d’addio fattagli a causa della sua promozione a Vice-Presidente ed in vista del successivo trasferimento in Giappone (durante il film non viene mai specificato di quale azienda sia divenuto Vice-Presidente…anche se le teorie che si trovano in rete sono molte!) .
Un saluto, un abbraccio, qualche birra e tutto sembra filare, fin quando tra Robert e la sua quasi-ragazza, Bet, nasce un litigio; cose che in fondo succedono spesso alle festicciole..specie se la tua “lei” si presenta accompagnata da un altro “lui”; gli amici si stringono attorno a Robert per consolarlo e tutto sembra star per volgere al meglio, quando un terremoto scuote l’ambiente festaiolo.
“Pare che una petroliera si sia ribaltata nelle acque limitrofe a Manhattam”, o perlomeno così proferisce la Tv. Festeggiato e festeggianti, spinti dalla curiosità, corrono sul tetto del palazzo in cui si trovano, ma una volta lì una grande esplosione, piuttosto distante ma non per questo poco pericolosa, li costringe alla fuga…qualcosa sta attaccando la città.
Confusione, scene forti ed in poco tempo si intuisce che i danni sono opera di un gigantesco mostro: il panico dilaga.
La quasi-ragazza di Robert, andatasene dalla festa tempo addietro, è intrappolata nel suo edificio al centro di Manhattan e, come nel più classico degli amori all’americana, “DEVE ESSERE SALVATA”.
Così come recitano molte favole, inizia l’odissea del prode cavaliere protagonista (Robert), seguito da una schiera di amici ed amiche fedeli (Hudson, Lily, Jason e Marlena) pronti a sfidare il drago (il mostro) per salvare la bella addormentata (Bet), intrappolata in cima all’irraggiungibile torre (il grattacielo semicrollato).
Se non fosse per la trama un po’ a polpettone, sfruttata comunque egregiamente, e per qualche situazione un po’ troppo surreale, Cloverfield si meriterebbe il titolo di capolavoro assoluto del genere di cui fa parte.
In un clima di Disaster-Movie dove, in fondo, finora ci si basava sullo stupire lo spettatore unicamente con inquadrature magnificenti atte ad enfatizzare il massiccio uso di effetti speciali che costantemente si riproponevano nei film (esplosioni colossali ad ogni angolo in Armageddon, inondazioni e glaciazioni mastodontiche in The Day After Tomorrow), finalmente c’è un film che ha la faccia tosta di usarle solo da contorno (o almeno di farle apparire tali).
Completamente girato in handy-cam (ossia con una telecamera a mano), come se gli eventi fossero ripresi a scopo divulgativo da Hud, uno dei protagonisti (come lui stesso ricorda nel film “la gente vorrà sapere cosa è successo!”), le riprese appaiono incredibilmente realistiche.
I palazzi che si sgretolano non rubano più i classici venti minuti di pellicola con scene fatte da ogni angolo, ma si limitano ad essere visti casualmente e da lontano, in mezzo allo skyline cittadino, mentre protagonisti e non corrono per le strade cercando riparo. Le scene di battaglia tra i corpi militari e la creatura mostruosa sono addirittura quasi ignorate, improvvise, riprese solo quando i protagonisti vi ci si trovano coinvolti e comunque solo per i pochi attimi in cui restano in queste aree (ricordate quante ore di sparatorie c’erano in film come Godzilla?).
La grafica con cui ambientazioni e mostro sono realizzati è ineccepibile (ma nel 2008 è il minimo che ci dovremmo aspettare, no?), ma come dicevo, non sono alla base della pellicola, funzionano solo da giusto riempimento per la godibilità delle immagini.
Ciò che lo spettatore deve provare è ansia, ma anche divertimento, angoscia unita a curiosità, ed il film riesce, a mio parere, nel tentativo di trasmettere tutto questo.
Per quanto riguarda l’audio, anche qui un bel voto a favore.
Pur trattandosi di un film alla cui base della trama ci sono le riprese fatte da persone normali durante le vicende, è normale che ciò che si ode sia relativo solo al parlato e ai rumori dovuti all’ambiente. Questi però sono scelti con cura, riescono a riempire parti altrimenti vuote con saggezza ed espedienti (ad esempio scene vacue, come quella in cui i protagonisti salgono le scale del grattacielo o in cui camminano soli soletti nei tunnel della metro, sono ben scandite da divagazioni sulla provenienza del mostro, imprecazioni varie e qualche battuta di spirito azzeccata), stessa cosa per le scene di azione/guerra (dove addirittura il parlato si percepisce ma viene coperto da spari, crolli ed esplosioni).
Poi, come in ogni produzione che si rispetti, le pecche si trovano sempre: la trama non è certo complessa o troppo articolata (in fondo un mostro attacca la città…); i protagonisti sembrano indistruttibili, corse folli e ferite quasi mortali non li spaventano…e nemmeno li fermano. Cadute, schianti, lamiere che si contorcono e quant’altro li urtano senza limitare le loro capacità motorie (e pensare che io, l’altro giorno, sono semplicemente caduto di bicicletta e ho accusato il colpo!); infine la telecamera, unica nel suo genere. Spacciata come semplice videocamera casalinga è indistruttibile, inesauribile e dotata di una nitidezza da far invidia alle migliori attrezzature di Hollywood (ha detto bene un mio amico con il suo “voglio sapere di che marca è!”). Le cadute e gli impatti non la danneggiano, nemmeno la spengono (la mia se ne sarebbe andata dopo poche spallate prese per strada) e l’immagine non salta nemmeno per un secondo! Forse però, è proprio questo un altro aspetto che rende godibile il film, al contrario del vecchio “The Blair Witch Project” dove le immagini erano di una bruttezza unica. Qui il gusto sta proprio nell’osservare le scene, nel sentirle così vive. Inoltre colui che sta dietro le riprese non è certo il primo degli str*nzi e sa bene cosa inquadrare e quando inquadrarlo, ma lo fa con una naturalezza ed un realismo impressionanti.
Due parole possiamo spenderle anche sul merchandising del film, che come dicevo ha avvolto il progetto in un fitto alone di mistero (c’era un periodo in cui il trailer girava e ancora non vi era il titolo), specialmente riguardo al mostro, per il quale sono state date informazioni vaghe e di cui non si è comunque mai vista un’immagine fino all’uscita del film.
Quindi, in conclusione, sono uscito particolarmente soddisfatto dal cinema, lieto dei soldi che avevo speso.
Il film ha una trama di non alta lega, sicuramente aperta ad uno o più sequel (dichiarati possibili più o meno indirettamente da J.J. Abrams) , ma la realizzazione innovativa, ben curata e adrenalinica vince nettamente sulle altre questioni ed è esattamente ciò che chiederei al genere di film di cui Cloverfield fa parte.
Valutazione Personale:
- Effetti visivi : 9
- Regia : 8
- Audio : 7 1⁄2
- Storia : 6 1⁄2 (darei 7 per i misteri annessi, ma basiamoci sui fatti)
- Character :6 1⁄2
- Apprezzamento Personale (A.P.) : 8
- Voto complessivo : 7 1⁄2
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