Titolo Originale: Drag Me To Hell
Genere: Horror Comic
Anno: 2009
Durata: 99′
Regia: Sam Raimi
Sceneggiatura: Ivan Raimi, Sam Raimi
Produzione: Robert Tapert, Sam Raimi, Grant Curtis
Distribuzione: Universal Pictures
Cast: Allyson Lohman, Justin Long, Lorna Raver, David Paymer, Dileep Rao, Reggie Lee
Nazione: U.S.A.
Sito Ufficiale: www.dragmetohell.it
Dopo l’ultima e ben più costosa fatica “SpiderMan 3” ritorna come autore e regista un attessissimo Sam Raimi nel film Horror “Drag Me To Hell”.
Il film esce nelle sale con trepidante attesa dei fedelissimi (fan del regista), e con forte curiosità di coloro che lo hanno conosciuto solo per i recenti successi. Ne consegue un netto e spezzato giudizio da parte del pubblico, con opinioni che oscillano da capolavoro a grossa delusione, con i critici decisamente a favore del regista.
Una giovane impiegata bancaria, di nome Christine, per dimostrare al suo capo di saper prendere decisioni difficili, nega l’ennesima proroga di rimborso prestito ad un vecchietta, con conseguente cessione verso la banca della sua abitazione. Lei, implorante fino all’ultimo, tenterà in tutti i modi di convincere Christine a cambiare idea ma senza risultato.
L’anziana signora Ganush lancierà una maledizione sulla giovane Christine, per vendicarsi della sua umiliazione. Un potente spirito infernale la perseguiterà per tre giorni, al termine dei quali sarà condannata a sprofondare all’inferno.
Sam Raimi ritorna nei panni di autore e regista, con il genere che lo ha consacrato: l’ Horror. I fan più accaniti associano il suo nome alla serie di film “The Evil Dead“( La Casa, La Casa 2, L’Armata delle Tenebre) di cui troviamo molte analogie nel suo lavoro odierno. Ma non solo. Riscontriamo analogie anche per altri autori classici, nella sua visione di alcune scene cult del cinema Horror, che vengono riprese e stravolte. Il ritorno nel suo mondo Horror-Fantasy si presenta inoltre con tecniche e budget migliori di quelle degli anni 80, pur considerando l’ammissione del regista all’uso di vecchi trucchi da cinema anni ’70, data la sua passione per il cinema dell’epoca (dimostrata dal vecchio logo della “Universal” in apertura).
Possiamo quindi identificare il film come tributo o forse riscoperta del genere, ma con l’aggiunta essenziale di una particolarità tipica del regista: il divertimento.
Se ci eravamo convinti di vedere un classico film horror, notiamo invece che quello che Sam Raimi ha scritto (insieme al fratello) , diretto e prodotto è qualcosa di diverso, in stile “100% Raimi”. Dopo un forte incipit iniziale del film, si delinea un lento decadimento verso uno stile grottesco ed esagaratamente tragico. Ed il tutto ruota intorno alle disgrazie e alle false speranze della protagonista, che mostrano un umorismo quasi macabro, con contorni comici.
Chi fosse entrato nel cinema alla ricerca di un horror simile alle pellicole degli ultimi anni, rimarrà deluso. Deluso da una particolare concezione del genere, che in realtà lo risalta e lo rende migliore. Il film non tenta di stupire o di spaventarti con scene impossibili ed irreali. Tutto risulta realmente agghiacciante, e non parliamo solo di paura, ma di un reale disgusto nell’assistere ad alcuni tipi di scene. Viene imposto uno stato di ansia in scene che mostrano più quello che non si vede che il contrario, in un ambiente di vita fin troppo realistico che degenera pian piano. Tutto questo visto in chiave tragica ma divertente, quasi comica per come si narra la vicenda. E ridiamo di vero umorismo macabro nel costatare la tragedia della protagonista.
All’uscita del cinema, oltre alle critiche positive, si potevano sentire i più svariati giudizi: il “classico film di Sam Raimi“, oppure “niente di eccezionale” fino ad arrivare al più pessimistico “non capisco come abbiano fatto a produrre il film” (nda: in questo caso autoprodotto).
Fermo restando la particolarità dell’opera, un giudizio negativo può cadere sui seguenti argomenti chiave: la trama scontata e volutamente prevedibile, una serietà che a tratti può calare vertiginosamente ed una suspense sempre attiva e forsatamente visibile sulle scene, che porta ad immaginarsi lo svolgimento delle stesse, il più delle volte risultando comiche.
Ma sono proprio questi aspetti a creare lo stile, in cui va ricercata la chiave del film. Vengono mantenuti i canoni da vecchio horror, leggero e con trama semplice, tremendamente scontato ma con la capacità di creare un ironia/comicità che si integra perfettamente con l’andamento horror della storia. Un piccolo racconto, pieno di citazioni, una goliardica visione della tragedia. La visione, personale del regista, nei confronti delle “forze del male” è demenziale. Esse sono diaboliche, sadiche, ma risultano sfrontatamente divertenti. Tutto per perseguitare al limite del comico la protagonista.
Due particolari chiavi di lettura, a cui vi rimando al blog ufficiale da dove vengono riprese, possono essere utili come approfondimento:
– E’ spaventoso
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_C’è una differenza tra l’essere legittimamente spaventati e l’essere disgustati tanto da strillare “ma dai!!”. Le torture dell’Enigmista sono terrificanti, ma dubito che qualcuno sia uscito dal cinema terrorizzato all’idea che un vecchio malato di cancro li perseguiti intimandogli di “fare un gioco”.__
_ La morte incombe su tutti noi, anche se la ignoriamo abbiamo degli elementi che ce la ricordano tutti i giorni, e che ci circondano: la bellezza sparirà, la giovinezza scomparirà. Drag Me to Hell parla di questi temi: la vecchietta patetica supplica la giovane e bella ragazza di estenderle il mutuo della casa. Quando la bella e giovane ragazza le rifiuta questo favore, la strega la avvicina nel parcheggio e la maledice con una terribile maledizione. Quando la vecchia non sta attaccando Alison Lohman, è tormentata da un demone. Non vediamo mai questo demone. Raimi sa molto bene, come M. Night Shyamalan, che l’immaginazione crea i mostri più terrificanti. Perfezionando sequenze originate nei film della Casa, il regista crea un mostro veramente spaventoso grazie alle ombre, al vento, a forze invisibili. L’assassino più spaventoso è quello che non vediamo arrivare.
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– E’ divertente
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L’umorismo è alla base del coinvolgimento degli spettatori. Soprattutto l’umorismo legato alle situazioni che vivono i personaggi, e a cui reagiscono con realismo. Il miglior esempio è la raffigurazione di Joker data da Heath Ledger: terrificante, ma spassoso in ogni sua mossa. Chi ha visto i film della Casa sa che Sam Raimi è terribilmente divertente. Anche in Drag Me to Hell Raimi risplende come genio della comicità, senza bisogno di budget stratosferici. Ogni scena spaventosa ha un contrappunto comico. La cosa importante è che l’umorismo non viene spiattellato in faccia, non ci costringe a ridere: la risata arriva grazie al modo intelligente che ha di inserire alcuni sottili dettagli che aumentano la tensione e lo spavento.
In conclusione, il film è sicuramente indicato agli amanti di Raimi come autore e regista. Ma è consigliato anche a coloro che vogliono vedere di qualcosa di diverso, da quello che si è già visto o da quello che normalmente ci si può aspettare.
Ed ora aspettiamo solo il suo prossimo lavoro, con l’amico di sempre Bruce Campbell, in un attesissimo seguito della trilogia di The Evil Dead, La Casa 4 (2011).
Continuerà a spaventarci dalle risate?
Voti
Effetti Visivi : 8
Audio : 7
Storia : 7 –
Character : 8
A.P. : 8
Voto Complessivo : 7.5
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