Titolo: Per tutto il tempo che ci resta
Autore: Giovanni Bogani
Casa editrice: Edison
Dopo “Non aprire mai” Giovanni Bogani ritorna con un’altra raccolta di racconti intitolata “Per tutto il tempo che ci resta”. A distanza dall’ultimo romanzo “Amore a ore” ritroviamo nuovamente l’onnipresente Luca, protagonista intoccabile di tutte le storie dell’autore, in questi racconti che cercano di mostrare squarci di vita quotidiana.
Sono un’amante di Bogani, del suo modo di scrivere, di come racconta le cose. Ma paradossalmente ho avuto grossi problemi a terminare questo libro. Il libro contiene racconti toccanti, scritti con la maestria già conosciuta dell’autore. Mostra Luca in mille situazioni ed a volte ti viene spontaneo domandarti se quel Luca sia sempre lo stesso personaggio, se non siano tanti cloni che vivono e si spargono per il mondo. E vedono e raccontano.
Ma il vero difetto del libro è un altro. Ed è rappresentato proprio da ciò che rende Bogani un autore così unico: il suo modo di scrivere.
Perchè dico questo? Una “caratteristica” di Bogani è la ripetizione, sfruttata per enfatizzare concetti, situazioni, elementi della trama. Ripete spesso l’incipit per colorirlo sempre di più con le parole. E questo, in un romanzo, funziona. E’ un meccanismo perfetto che non manca di attirare il lettore. Con nove racconti differenti diviene un’arma a doppio taglio che almeno nel mio caso si è rivelata fatale.
Questo appesantimento, questo caricare troppo ogni singola situazione come se in quel poco spazio ci fossero tutte le parole del mondo è stato eccessivo ed ha reso davvero complicato godersi tutto il libro.
Splendide le immagini evocate, le parole. Commoventi le storie. Insomma, il libro non è brutto. Ma Bogani nel suo piccolo ha creato ben altri capolavori che vi consiglio (Blu, Berliner Blues).
Storia: 6
Character: 7 1⁄2
A.P.: 6-
Voto Complessivo: 6
Andrea (sdl)
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